Antichi monasteri

Il monastero di san Lorenzo

La storia del monastero di monache claustrali si ricava da testimonianze tardive: nel 1588 gli Annales del Cavitelli narrano di tale Gentia, fanciulla cieca dalla nascita che nell'atto di raccogliere spighe in un campo presso Genivolta fu illuminata mirabiliter da Dio per intercessione della Madonna e che per tale evento miracoloso la giovane avesse manifestato il desiderio di fondare un convento di monache claustrali dell'ordine benedettino.

L'esistenza storica di Gentia parrebbe confermata in un documento del 1212 nel quale Otobellus acquistava cinque pertiche di terreno di Santi Laurentii veteris a nome della badessa Gentis e del monastero stesso. Il fatto che si parli di san Lorenzo veteris farebbe ipotizzare ad un edificio costruito in prossimità di una vecchia chiesa arcipretale, probabilmente abbandonata dopo le distruzioni compiute dai milanesi nel 1137: potrebbe trattarsi della zona dove ora sorge la cappella dei Morti di san Lorenzo.

Le monache abbandonarono presto questo luogo, dopo soli pochi decenni, trasferendosi a Cremona, forse perché si trattava di una zona poco consona alla vita di clausura, esterna al nuovo borgo costruito più a meridione e soggetta a vandalismi ed incursioni belliche.

Il monastero del Montirone

Il monastero ebbe origine agli inizi del Cinquecento quando, alla morte del rettore Filippo Tinti, il chiericato (o beneficio) della chiesa di santa Maria del Montirone venne conferito al prete Antonio Porri secondo una disposizione dell'ordinario della curia di Cremona.

Alcuni anni dopo, nel 1522, don Porri manifestava la sua rinuncia a favore dei frati del Terz’Ordine regolare di san Francesco: i motivi parrebbero dovuti al grande afflusso di fedeli che la chiesa attirava (era una sorta di santuario campestre), tale da rendere consigliabile una presenza religiosa stabile. Gli edifici rustici annessi all'edificio di culto furono adibiti ad abitazione.

Le cronache parlano di un alterco avuto, sempre nel 1522, tra Tommaso Guarneri (nipote dell’arciprete Gabriele) e l’eremita fra Sebastiano da Casalbuttano che doveva esservi da poco insediato, uno scontro violento che privò il religioso dell'uso di un'occhio.

Negli anni successivi la comunità religiosa divenne stabile: nel 1582 il convento ospitava sette frati (di cui quattro professi) e tra questi il priore Ortensio Lanfranchi da Casalbuttano, la località dove esisteva fin dal 1410 un convento di Terziari intitolato a San Salvatore.

Le notizie degli anni successivi sono piuttosto scarne; dopo il 1680 il vescovo Ludovico Settala cercò di applicare la riforma Innocenziana che prevedeva la soppressione dei conventi con meno di sei religiosi residenti, ma non ebbe risultato: i frati continuarono ad abitare stabilmente il convento eleggendo un priore e accettando, tuttavia, che la chiesa passasse sotto l'arcipretura di Genivolta. Venne meno, in questo modo, l'autonomia della piccola comunità monastica che non poteva tenere il Sacramento in chiesa e celebrarvi le funzioni religiose senza autorizzazione. Grazie al buon rapporto con la confraternita della Trinità presso l'oratorio di san Rocco, i frati celebravano messa presso questa chiesa; sappiamo anche che s'impegnavano per i giovani combattendo l'analfabetismo e insegnando a servire messa. Gli arcipreti, come don Domenico Cauzzi nel 1722 ad esempio, non potevano che prendere atto della buona condotta di questi religiosi.

Nel corso del Settecento, ad ogni modo, il numero di monaci si ridusse a tre soli e la decadenza che investiva l'intera Provincia Milanese dei Terziari ebbe conseguenze su questa piccola comunità, peraltro già ridotta a dipendenza agricola del monastero di Soresina; la stessa curia vescovile di Cremona riteneva questi piccoli monasteri inutili: nel 1771 i frati rimanenti furono trasferiti (si trattava di padre Girolamo San Pietro da Milano, frate Angelo Ventura da Lodi e frate Pietro Favalli da Cremona), il convento fu alienato e messo all'asta e acquistato da tale Tenca di Genivolta che l'anno successivo lo trasformò in cascina e fece demolire la chiesa.

Bibliografia

  • Autori vari, Genivolta, promosso dalla Cassa Rurale ed Artigiana di Casalmorano, Arti grafiche Rossi, Soresina, 1987.
  • Autori vari, Itinerari d'arte e di fede tra Adda, Oglio e Po, Arti Grafiche Rossi, Soresina, 1994, scheda sulla Cappella dei Morti di san Lorenzo a cura di Valerio Guazzoni.
 Ultimo aggiornamento: 28/01/2019


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