Ex centrale Rezza

In Lombardia l’uso dell’energia idroelettrica iniziò a diffondersi negli anni Novanta del XIX secolo, quando, a seguito dell’invenzione dell’alternatore, divenne possibile trasportare l’elettricità a grandi distanze con ridotte dispersioni di corrente. Da allora i Comuni della regione, sospinti perlopiù da società private esperte nella nuova tecnologia, cominciarono a progettare la sostituzione dell’illuminazione pubblica esistente, a gas o a petrolio, con quella elettrica. Nel Cremonese e nel Cremasco il clima economicamente favorevole, la continua crescita delle richieste energetiche e il rincaro del carbone indussero il Consorzio per l'Incremento della Irrigazione nel territorio Cremonese (CIIC) a considerare l’eventualità di produrre energia elettrica sfruttando i piccoli salti d’acqua del Naviglio Grande. L’attenzione si appuntò sui salti di Mirabello di Casalmorano (con una caduta d’acqua di 3 m) e della Rezza presso Genivolta (con una caduta d’acqua di 2,5 m), ritenuti, dopo un preciso e accurato esame, i meglio confacenti alla produzione di energia elettrica.

La centrale in una foto d'epoca
La centrale in una foto d'epoca.

La costruzione delle centraline venne deliberata dal CIIC nel 1899 e i contratti per la fornitura elettrica furono firmati per la Rezza con il Comune di Soresina e per Mirabello con quello di Cremona. La centrale della Rezza fu messa in funzione il primo giugno 1902 per una fornitura di 90 kW, quella di Mirabello il 3 marzo 1904 per una fornitura di 140 kW, dei quali inizialmente solo 100 vennero destinati al Comune di Cremona, che però a partire dal 1906 chiese e ottenne per sé anche gli altri 40.

I contratti prevedevano che l’energia prodotta dal CIIC fosse prelevata nelle centrali e trasportata a destinazione a cura dei due Comuni che la assegnarono entrambi all’illuminazione pubblica e al funzionamento di alcuni opifici: tra questi ultimi emerse, quale utente di rilievo, la Latteria Soresinese che acquisì una notevole quota della fornitura destinata al Comune di Soresina. Tanto Soresina quanto Cremona optarono per la gestione diretta del servizio, escludendo l’intermediazione di società private e di ditte appaltatrici, non solo a partire dalla costruzione dell’impianto di produzione, ma anche dalla successiva fase di distribuzione dell’energia elettrica. La scelta di adottare questo tipo di conduzione “in economia” costituì all’epoca una svolta di profondo significato innovativo in quanto promuoveva il Comune ad organismo non più deputato solo all’amministrazione burocratica del luogo, bensì anche alla gestione economica e commerciale di servizi in nome dell’interesse collettivo. Essa consentì di conseguenza l’estensione a strati sempre più ampi di popolazione di servizi che erano stati fino ad allora privilegio delle classi abbienti, favorendo in tal modo la generalizzazione dei consumi. A sua volta, l’innovazione tecnologica dell’energia elettrica si rivelò particolarmente adatta a orientare i Comuni in direzione della gestione diretta dei servizi, mettendoli così in grado, oltre che di allargare il loro ruolo, di contribuire al diffondersi sul territorio del nuovo modello di produzione industriale.

L'edificio visto a monte
L'edificio visto a monte.

A questo riguardo particolarmente interessante si rivelò la vicenda del Comune di Soresina sulla quale vale la pena di soffermare l’attenzione. Il 1° gennaio del 1906 si insediò, infatti, a Soresina la Commissione di Amministrazione della prima Azienda municipalizzata della provincia di Cremona: fatto reso possibile dall’emanazione della legge 29 marzo 1903, n. 103 che consentiva, sul modello di quanto era avvenuto in Inghilterra, Belgio e Stati Uniti, la creazione di Aziende autonome distinte dal Comune a livello amministrativo e contabile, e dotate di un proprio regolamento inteso a definirne il campo di azione, la struttura e l’organico. Vincolata alla Giunta comunale solo per le questioni di maggior rilievo, essa rappresentò fin da subito un’importante base di riferimento politico, sociale ed economico per tutto il territorio circostante. Nel periodo della sua fase operativa (1906-1937) l’Azienda municipalizzata si trovò nella condizione di dover fronteggiare numerose e svariate situazioni complesse, tra le quali si distinsero per la loro difficoltà quelle relative al problema di dover rispondere alla crescente richiesta di energia da parte delle industrie, ormai numerose, evitando però nello stesso tempo di ridurre, tranne che nei momenti più critici, l’illuminazione notturna.

Il Comune di Cremona optò invece per la gestione diretta del servizio, che proseguì fino alla scadenza del contratto con il CIIC (1913), quando la fornitura fu affidata alla Società Elettrica Bresciana (SEB). L’energia prodotta nella centralina di Mirabello passò allora a Soresina (salvo una minima percentuale per i comuni di Azzanello e Casalmorano) che la destinò interamente alla Latteria Soresinese, mentre le altre utenze venivano rifornite perlopiù con l’energia acquistata dalla Società Anonima per le Forze Idrauliche di Trezzo d'Adda. Il nuovo contratto tra il CIIC e il Comune di Soresina, datato maggio 1914, fu concordato fino al 1930 per la fornitura di 140 kW dalla centralina di Mirabello e di 90 kW da quella della Rezza al canone annuo di L 180 per kW. Esso venne in seguito rinnovato fino alla chiusura dei due impianti.

La centrale vista a valle
La centrale vista a valle.

Superate le difficoltà che caratterizzarono gli anni della Prima guerra mondiale, prese inizio una ripresa economica che portò ad un periodo di relativa prosperità anche per l’Azienda municipalizzata. Ma nuovi gravi pericoli cominciarono ad affacciarsi con l’avvento del fascismo e con la tendenza del nuovo regime alla chiusura delle Aziende municipalizzate, ritenute scarsamente produttive. Il ministro dell’Interno con circolare 25 maggio 1925 sollecitò infatti, come ricorda lo storico Gian Paolo Mainardi, i prefetti di tutta Italia a «sottoporre a rigoroso controllo i risultati delle gestioni aziendali allo scopo di stabilire la convenienza o meno della restituzione alle industrie private». Nel giro di pochi anni varie Aziende municipalizzate vennero privatizzate o restituite alla gestione diretta del Comune. A questo orientamento politico si aggiunse la svalutazione ufficiale della lira, deliberata dal regime nell’ottobre del 1936, alla quale fece seguito, con lo scopo di ridurre un effetto troppo inflazionistico, il blocco delle tariffe dell’elettricità, del gas e dei trasporti. Tale blocco contribuì fortemente a trascinare le centraline di Mirabello e della Rezza, che per molti anni avevano reso discrete soddisfazioni economiche al CIIC e consentito sufficiente compatibilità tra il servizio dell’irrigazione e quello della fornitura di energia elettrica, verso una gestione problematica che si trasformò ben presto in una crisi irreversibile. Le difficoltà si accrebbero ulteriormente, tanto che nell’aprile del 1937 venne decretata la soppressione dell’Azienda municipalizzata di Soresina e la fornitura di energia elettrica tornò ad essere amministrata direttamente dal Comune che per vari anni gestì gli impianti di distribuzione senza apportare innovazioni, né effettuare investimenti migliorativi. Nel novembre del 1946, dopo la Liberazione, la Municipalizzata venne rifondata con un nuovo regolamento. Ma il CIIC, di fronte al duplice problema della mancanza di prospettive per il risanamento dei bilanci passivi delle due centraline da un lato e delle elevate spese previste per la manutenzione e per il rinnovo dei macchinari ormai obsoleti dall’altro, si trovò a dover decidere di anteporre all’eventualità di costosi investimenti energetici le esigenze di acqua per l’irrigazione (primo compito istituzionale del Consorzio) e a decretare quindi la definitiva chiusura degli impianti della Rezza e Mirabello. Le due centraline furono fermate nel marzo del 1949 e il Comune di Soresina si rivolse allora alla Società Orobia di Elettricità, Gas e Acqua Potabile per trattare la fornitura energetica necessaria all’illuminazione e alle attività produttive. Cominciò nel frattempo l’opera di smantellamento degli impianti di produzione elettrica che si concluse con l’asportazione dei macchinari.

Particolari
Particolare di alcuni meccanismi.

Bibliografia

Giovanni D'Auria, Elisa M. Mosconi, Agnese Visconti, Le centrali idroelettriche di Mirabello Ciria e della Rezza, Fantigrafica, Cremona, 2006.

 Ultimo aggiornamento: 28/01/2019


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