Il Parco Oglio Nord

Il fiume Oglio, dall'uscita del lago d'Iseo, percorre le sponda bergamasca e bresciana tra ripe scoscese, mentre più a valle si snoda tra le pianure cremonese e mantovana in territori ormai prettamente agricoli. Tuttavia in questo paesaggio fortemente alterato da bonifiche, disboscamenti, pioppicoltura intensiva, si ritrovano relitti di boschi di ripa di notevole significato botanico ed ecologico, oltre che specchi d'acqua e meandri con vegetazione acquatica, i quali da soli giustificano, con le loro peculiari caratteristiche, gli interventi di tutela connessi con l'istituzione del Parco.

Storia

Il corso inferiore del fiume Oglio è una delle aree per le quali da più tempo viene richiesta dagli enti locali e da associazioni l'istituzione di un parco naturale. Nel 1973 la Commissione Provinciale di Brescia indicava la "sponda del fiume Oglio da Rudiano a Villachiara" tra le aree da sottoporre a tutela mentre l'analoga Commissione della Provincia di Cremona proponeva il Parco Cremonese dell'Oglio e quelle di Bergamo e Mantova segnalavano come riserve naturali rispettivamente la foce del fiume Oglio (immissione del lago d'Iseo nel comune di Costa Volpino) e l'Oglio Morto (alveo del fiume Oglio abbandonato nei comuni di Calvatone e Acquanegra sul Chiese).

Nel 1976 fu presentato un progetto di legge di iniziativa consiliare per l'istituzione del Parco del Corso Inferiore del fiume Oglio interessante 19 comuni delle province di Brescia e Cremona, progetto che non venne approvato in quanto in assenza del Piano Generale dei Parchi, non si ritenne opportuno promuovere singole iniziative al di fuori di una programmazione e di un disegno più generale.

Successivamente, il Parco dell'Oglio, esteso all'intero corso inferiore del fiume, dall'uscita del lago d'Iseo fino alla confluenza con il Po e interessante pertanto anche le province di Bergamo e di Mantova, fu inserito come parco prioritario del progetto di legge approvato dalla Giunta Regionale del 1977 e decaduto al termine della seconda legislatura.

Riproposto un progetto di legge nel 1981 con la stessa delimitazione fu previsto come parco da istituirsi entro il 31 dicembre 1984. I termini stabiliti non furono rispettati a causa della difficoltà di coagulare, attorno l'iniziativa, il consenso degli enti locali e delle comunità interessate. Per quanto riguarda il previsto Parco dell'Oglio, il Comitato di proposta, insediato in termini di legge, aveva prodotto un ragguardevole lavoro definendo i confini amministrativi e individuando al loro interno le emergenze naturali più significative.

Una lanca
Una lanca.

Le difficoltà sorgevano in relazione alla costituzione dell'ente gestore del Parco: un consorzio tra 50 comuni rivieraschi e le province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova.

Nel 1985 l'accordo di tutti gli enti interessati non era stato ancora raggiunto e si era delineata la necessità di procedere alla creazione di due distinte aree protette: Oglio Nord e Oglio Sud. Recependo questa istanza la regione proprio al termine della terza legislatura con la legge 23 aprile 1985, numero 41, modificò le precedenti disposizioni prevedendo la creazione di due distinte aree protette e prorogando di fatto i termini per la loro istituzione. Con questo ritardo operativo non si volle mettere a repentaglio le emergenze naturali più interessanti per cui la regione, con l'accordo di enti locali, procedette all'istituzione delle medesime in riserve naturali nella primavera del 1986.

Nel 1988, con legge regionale numero 18 del 16 aprile veniva istituito il Parco Regionale dell'Oglio Nord che parte del ponte sul fiume che collega Sarnico con Paratico ed arriva fino a Gabbioneta - Binanuova ed interessa 35 comuni e le province di Bergamo, Brescia e Cremona.

All'istituzione del parco non seguiva immediatamente l'elezione di un Consiglio Direttivo: infiniti interessi e la mancanza di accordi per la scelta di una sede ne decretarono il commissariamento e si arrivò all'elezione di una rappresentanza di gestione solo nel 2004. Venne risolto in quell'anno anche il problema della sede stabilendo che Orzinuovi fosse sede amministrativa e Soncino sede culturale. Successivamente a Torre Pallavicina fu realizzata la sede delle GEV - Guardie Ecologiche Volontarie.

Comuni e province

L'area protetta ha una superficie di 15.964 ettari e interessa i seguenti comuni: Alfianello (BS), Azzanello (CR), Bordolano (CR), Borgo San Giacomo (BS), Calcio (BG), Capriolo (BS), Castelli Calepio (BG), Castelvisconti (CR), Cividate al Piano (BG), Corte de' Cortesi con Cignone (CR), Corte de' Frati (CR),  Credaro (BG), Gabbioneta-Binanuova (CR), Genivolta, Orzinuovi (BS), Palazzolo sull'Oglio (BS), Palosco (BG), Paratico (BS), Pontevico (BS), Pontoglio (BS), Pumenengo (BG), Quinzano d'Oglio (BS), Robecco d'Oglio (CR), Roccafranca (BS), Rudiano (BS), Sarnico (BG), Scandolara Ripa d'Oglio (CR), Seniga (BS), Soncino (CR), Torre Pallavicina (BG), Urago d'Oglio (BS), Verolavecchia (BS), Villachiara (BS) e Villongo (BG).

La ripartizione provinciale è così suddivisa: 8.887 ettari sulla sponda bresciana, 1.310 ettari in riva bergamasca e  5.777 ettari lungo quella cremonese.

Una lanca
Una lanca.

Il Parco e la natura

Il paesaggio che l'occhio coglie nel tratto di territorio sulle due sponde del fiume Oglio della sua porzione mediana presenta una duplice natura segnata da una netta distinzione geomorfologica. Alla pianura occupata da una serratissima trama parcellare fittamente intessuta dall'idrografia artificiale, da filari e siepi arboree, da strade, viottoli, sentieri, camperecce, cosparsa da una costellazione di cascinali che fanno corona i centri principali, si contrappone la valle fluviale demarcata da costiere boscate, sul cui fondo serpeggia irregolare il corso dell'Oglio profilato da biancheggianti ghiaieti che ne evidenziano le curve, gli sfioccamenti e gli intoppi.

È, quella del fiume, una realtà in continuo divenire nello spazio e nel tempo, i cui ritmi impongono nel paesaggio trasformazioni che le superfici poste oltre il suo ambito di influenza non conoscono in misura tanto massiccia. Nonostante l'uomo abbia lasciato anche qui, nel solco fluviale, segni palesi ed in progressiva preoccupante incisività, il fiume mostra di saper difendere con tenacia la sua libertà. Incessantemente produce nuove forme, smantella depositi di sponda, ne riedifica altri disegnando geometrie irripetibili provocate dalla sua stessa dinamica.

Flora del sottobosco
Flora del sottobosco.

Le alluvioni ghiaiose composte di ciottoli arrotondati di varie dimensioni e la corrosione operata dall'acqua sui depositi morenici e fluvioglaciali estesi in tutta l'area sublacuale del Sebino ricordano nella litologia la loro origine prealpina o alpina, potendo essere ricondotte alle arenarie, ai calcari, ai quarziti della fase sedimentaria, oppure ai graniti, alle dioriti, agli gneiss, ai porfidi del basamento cristallino. Vi cresce una rustica vegetazione pioniera, soprattutto erbacea, dalla vita spesso effimera e soggetta alla precaria sorte del substrato.

Ma dove il suolo risulta ormai più stabilizzato o già fornito di una sottile copertura di limi ghiaiosi, ecco comparire i primi salici cespuglianti, sovente strutturati in cortine riparie. Dove più costante è la disponibilità idrica si innalzano saliceti arborescenti a salice bianco il cui sottobosco ospita specie erbacee nitrofili.

Dove la forza corrosiva del fiume arriva ormai attutita, si insedia il bosco dalla struttura più complessa. Pioppi, aceri, querce ed un ricco corteggio arbustivo compongono gli ultimi lembi boschivi che qui assumono un'estensione apprezzabile distribuiti con buona frequenza lungo l'asta fluviale o di poco discosti da quella. Qua e là avanzano residui legami fluviali abbandonati che mostrano caratteri profondamente differenti, connaturati alla diversità litologica delle rispettive aree; il che produce effetti sostanzialmente difformi anche nell'idrologia, nella vegetazione, nella fauna di ciascun sito.

Scorcio di Genivolta
Scorcio di Genivolta.

Verso nord si trovano rami fluviali confinati caratterizzati da esigua profondità, dal cui fondo risorge acqua fresca e corrente che alimenta questi smessi tracciati. La vegetazione e la flora che si incontrano assomigliano in tutto quelle tipiche dei fontanili. Nel settore più meridionale lo stesso fenomeno produce effetti ben diversi. L'acqua ristagna in bacini più o meno vasti, coronati di vegetazione riparia costituita dal cariceto e dal tifeto, mentre gli specchi d'acqua si popolano abbondantemente di specie galleggianti o sommerse creando l'ambiente tipico delle lanche fluviali.

Superate le scarpate che delimitano la valle fluviale è un netto rivolgimento di paesaggi. Meno varianti o più regolari dal punto di vista della tessitura, essi tuttavia si complicano e si articolano maggiormente per la comparsa dell'elemento edificato. L'agricoltura diviene l'architettura di questo paesaggio con perfetta integrazione fra spazi coltivati e nuclei edificati. La geometria dei campi è sottolineata dalle cortine alberate e dalle siepi che contornano i frazionamenti, mentre una fittissima rete idrografica ad uso irriguo penetra nei singoli appezzamenti componendo un mosaico territoriale che ci rimanda ad una stratificazione di vicende storiche, sociali ed economiche assai complesse.

Le riserve naturali

Da segnalare che, ad ulteriore protezione di alcune zone particolarmente pregevoli dal punto di vista naturalistico, sono state istituite delle riserve che richiedono una tutela particolare ai fini della loro conservazione e valorizzazione. Queste riserve sono sette e precisamente:

  • il Boschetto della Cascina Campagna;
  • il Bosco de l'Isola;
  • il Bosco di Barco;
  • l'Isola Uccellanda;
  • le Lanche di Azzanello;
  • la Lanca di Gabbioneta;
  • il Bosco della Marisca.

L'ultima citata nell'elenco di cui sopra riguarda direttamente il territorio di Genivolta trovandosi proprio in una zona lungo il fiume ai limiti settentrionali del territorio comunale.

La lanca della Riserva del Bosco della Marisca
La lanca della Riserva del Bosco della Marisca.

Recapiti

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Bibliografia

  • Giuseppe Petruzzo, Parco Oglio Nord. Storia, natura e cultura, Fotolitografia Massironi, 2000.
 Ultimo aggiornamento: 01/05/2019


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