La parrocchia
La parrocchia di san Lorenzo martire di Genivolta appartiene alla diocesi di Cremona.
Tra le fonti di carattere generale, è citata come capopieve nel 1385 nel Liber Synodalium; è menzionata nel 1599 negli atti della visita pastorale compiuta dal vescovo Cesare Speciano, quando risultava inserita nel vicariato foraneo di Soresina.
Tra XVI e XVIII secolo, il clero nella parrocchia di San Lorenzo martire risultava composto dal parroco nel 1599; un parroco, un cura coadiutore e tre sacerdoti nel 1786. Nel 1599, inotre, risultava esistente la confraternita del Corpus Domini.
Nel 1781, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, l'arcipretura di San Lorenzo possedeva fondi per 804,4 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 1017. Nel 1786 la rendita netta del beneficio parrocchiale assommava a lire 300. Nel 1786 il numero dei parrochiani era di 1037 unità e 1060 nel 1807.
Entro i confini della parrocchia di Genivolta erano segnalati nel 1786 l'oratorio di San Rocco e un oratorio in località Brugnano.
La parrocchia di Genivolta è sempre stata inserita tra XVIII e XX secolo e fino al 1975 nel vicariato foraneo di Soresina. In base al decreto 29 settembre 1975 del vescovo Giuseppe Amari, con cui è stata rivista l'organizzazione territoriale della diocesi cremonese, è stata attribuita alla zona pastorale 3 (decreto 29 settembre 1975).
Il culto a san Lorenzo martire
Il contesto storico in cui visse san Lorenzo ci racconta di anni assai tribolati per i cristiani: dopo i grandi festeggiamenti degli anni 237-238 per i mille anni della città di Roma, venne ucciso l'imperatore Filippo, di orgini siriane; il mandante fu Decio grande persecutore dei cristiani, che morì in guerra nel 251. Gli successe nel 253 Valeriano che quattro anni dopo ordinò una nuova persecuzione anticristiana.
Erano anni di grande crisi per l'impero romano, minacciato dai popoli germanici e persiani. In tale contesto visse Lorenzo, della cui vita, in realtà si sa poco o nulla: alcune fonti lo definiscono come arcidiacono di papa Sisto II, con il compito di assistere il pontefice durante la celebrazione dei riti religiosi.
Le persecuzioni di Valeriano furono, agli inizi, meno cruente di quelle ordinate da Decio, limitandosi al divieto delle adunanze e dei riti ma non venne richiesto di rinnegare la fede cristiana. Ma ai primi di agosto del 258 Valeriano ordinò la morte di vescovi, preti e lo stesso ponteficie Sisto II. Pare che Lorenzo riuscì a conferire con Valeriano prima della condanna, quindi venne fermato dal prefetto imperiale intimandogli la consegna dei "tesori".
Lorenzo parrebbe essere riuscito a guadagnare tempo e distribuire ai poveri le poche offerte di cui era amministratore. Poi avrebbe condotto davanti al prefetto gli storpi, i malati e i derelitti presentandoli come "i tesori della Chiesa". Questo gesto fu la sua condanna a morte eseguita in maniera crudele: bruciato sopra una graticola.
Studi posteriori, tuttavia, ritengono questo martirio leggendario e privo di fondamento: probabilmente Lorenzo fu decapitato il 10 agosto del 258 come papa Sisto II, il vescovo Cipriano e molti altri religiosi.
Il corpo di Lorenzo fu deposto in una tomba sulla via Tiburtina a Roma, dove su di essa, in seguito, fu costruita da Costantino una basilica poi ingrandita nei secoli successivi.
Bibliografia
Ultimo aggiornamento:
25/01/2019