Rogge, canali e navigli

Canale Vacchelli (el Canàal)

È il canale Vacchelli, già Canale Marzano poiché derivato dal fiume Adda in territorio di Marzano, località ora lodigiana, ed intitolato nel 1913 al senatore Pietro Vacchelli, cremonese, propugnatore e sostenitore dell'opera.

Iniziati nel 1887 i lavori di scavo e di realizzazione del canale, pur tra mille polemiche e difficoltà di ordine tecnico e finanziario, videro tuttavia la conclusione nel giro di pochissimi anni: già nel maggio del 1890 il canale poté dispensare le prime 400 once d'acqua al Naviglio Civico di Cremona nel territorio di Salvirola. Altre opere di completamento vennero eseguite tra il 1891 ed il 1893 quando fu realizzata la vasca terminale presso le Tombe Morte di Genivolta.

Con i suoi trenta chilometri di lunghezza il canale Vacchelli rappresenta senza dubbio uno tra i più interessanti monumenti di ingegneria idraulica in Lombardia.

Il Canale Vacchelli
Il Canale Vacchelli.

Naviglio Civico di Cremona (el Naìle écc)

Il Naviglio Civico di Cremona è derivato dal fiume Oglio in territorio di Calcio (provincia di Bergamo) ed ulteriormente impinguato da acque di fontanile lungo il suo percorso, oltre che da un consistente apporto da parte del canale Vacchelli una prima volta a Salvirola - tramite una “bretella” - e poi ancora in località Tomba Morta, presso Genivolta.

Autentica spina dorsale del territorio agricolo cremonese il Naviglio Civico eroga acqua ad una moltitudine di cavi irrigui da esso in parte o totalmente dipendenti. Alla fine del lungo tragitto le sue acque si gettano nel Po presso Cremona.

Derivato dall’adattamento di precedenti corsi d’acqua naturali per servire alla navigazione, al movimento di ruote idrauliche, al riempimento delle fosse cittadine e allo spurgo della rete fognaria di Cremona, viene documentato come navigium per la prima volta nel 1226 e poi ancora dal 1233 in avanti.

Destinato sempre più, in seguito, a soddisfare le esigenze irrigue delle campagne attraversate fu avvertita con urgenza la necessità di assicurargli un apporto idrico più consistente e, pertanto, ottenuto nel 1329 da Ludovico il Bavaro il privilegio di estrarre acqua dall’Oglio, si pose mano alla realizzazione delle opere di derivazione dal 1337 dando vita ad un canale e ad una rete irrigua complessa, di fondamentale importanza per lo sviluppo dell'economia cremonese, dal medioevo ai nostri giorni.

La denominazione Naviglio discende dalla voce tardo latina navilium che, secondo un'accezione latino-medievale di stampo caratteristicamente settentrionale, indica anche una canale idoneo alla navigazione.

Il Canale Vacchelli
Il Canale Vacchelli.

Naviglio Grande Pallavicino (el Naìle Gràand)

Deriva, come il Naviglio Civico di Cremona, dall'adeguamento di corsi d'acqua naturali ed artificiali. Il processo di formazione fino alla conformazione attuale risale al XV secolo per volontà di Giacomo Pallavicino con la sistemazione della roggia Pumenenga derivata dal fiume Oglio fin dal secolo precedente, la quale giungeva fino al Castelletto Barbò (ora in comune di Cumignano sul Naviglio).

La Comunità di Cremona nel 1515 concesse l'autorizzazione al marchese Galeazzo a derivare liberamente l'acqua dall'Oglio, potendo così trasformare il corso della Pumenenga in un canale che poi divenne il Naviglio Grande. Il figlio Adalberto consolidò sotto il profilo giuridico il nuovo canale affrancandolo dalle rivendicazioni territoriali bresciane e portando il naviglio a terminare il suo percorso presso San Vito (frazione di Casalbuttano) dopo 36 chilometri di percorso.

Fu lo stesso Adalberto ad istituire il Condominio Pallavicino, destinato a fornire in proprietà o in affitto l'acqua.

I successori aumentarono le portate grazie alla captazione di nuove acque resorgive e alla realizzazione di altre prese lungo l'Oglio come il Naviglio Nuovo che termina il suo corso nel Naviglio Grande presso Cumignano.

I Pallavicino detennero il Condominio fino al 1883 allorché lo cedettero al Consorzio Irrigazioni Cremonesi che lo gestisce tuttora.

Roggia Cappellana (la Capelàna)

È il nome di una roggia che si estrae dal Naviglio Civico di Cremona in territorio di Cumignano sul Naviglio e che risulta preesistente all'anno 1403. Trae il nome da quello della famiglia dei suoi probabili costruttori quindi proprietari a partire almeno dal 1420 de Capelis, già attestato Cremona nel XIV secolo. Dall'idronimo in capitolo discende quello della roggia Cappellanino nonché i nomi delle cascine Cappellana e Cappellanetta, dell'ex mulino Cappellana (ora Azzini) e del campo Cappellana, tutti in territorio di Casalmorano.

Roggia Ciria (la Sìria)

È la roggia Ciria Nuova, dalla sistemazione di colatori naturali preesistenti e già di proprietà della famiglia Ciria sin dal secolo XVI. Venne impinguata con acque del Naviglio Grande Pallavicino a partire dal 1583 e, insieme all'altro canale detto Ciria Vecchia, passò in proprietà al Condominio Pallavicino nel 1632.

Roggia Conta Somasca (la Cùnta Sumàasca)

Questa roggia interessa il territorio di Genivolta solo per un tratto breve vicino la cascina Brugnano.

La roggia Conta Somasca (o Sommasca) deriva dal Naviglio Civico di Cremona in territorio di Trigolo e procede sino a raggiungere il territorio di Paderno Ponchielli, tramite il ramo di Ossolaro, nonché quello di Sesto Cremonese, tramite il ramo di Cortetano, dove irriga rispettivamente 338 e 191 ettari di campagna.

Come per la quasi totalità delle rogge estratte dal Naviglio Civico anche il nome del cavo irriguo in capitolo è da ricondurre a quello dei suoi primi proprietari o realizzatori, cioè, come suggerisce anche la definizione di seriola Contorum del 1539, ad un originario termine conti, inteso forse più come titolo nobiliare che come cognome Nel caso di specie, dunque, il nome della roggia potrebbe essere connesso con quello dei conti Sommi, presenti a Trigolo sin dal XII secolo e proprietari di molti beni anche in seguito: induzione che ulteriori ricerche potranno confermare o meglio precisare.

Roggia Delma (la Dèlma)

La Delma è un corso d'acqua antichissimo: il 22 febbraio 852 a Mantova Ludovico II imperatore, su preghiera di Iubedeo, rettore della chiesa pievana di San Lorenzo di Genivolta, che lamenta la perdita dei documenti attestanti i diritti della pieve, stabilisce che la chiesa di Genivolta continui a godere dei beni e dei diritti che ad essa pertengono dai tempi di Nautecario e Agimundo e che, in caso di contestazione, possa essere condotta un'inchiesta da persone di fiducia della chiesa stessa; il sovrano conferma inoltre alla pieve di San Lorenzo i diritti sui corsi d'acqua della zona, in particolare sulla roggia Delma e sul fiume Oglio, e sui commerci che in quelle stesse zone si svolgono.

Il solco in cui scorre all'analisi delle carte ottocentesche, era più esteso di quanto non lo sia oggi per il recupero alle coltivazioni agricole e raggiungeva la depressione delle tredici bocche.

Secondo alcuni studiosi il tronco superiore della Delma sembra partisse dalla Melotta, discendesse tortuoso e profondamente incassato e venisse di poi occupato col Naviglio Nuovo di Cremona dopo essersi riunito, forse, al Naviglio Vecchio. La riunione potrebbe essere avvenuta prima del XIII secolo.

Altre ipotesi mettono in relazione il Delma con il dugale Delmona, un corso d'acqua della bassa cremonese; scrive Angelo Grandi:

Ne' remoti tempi la Delmona appellavasi Delma fiume navigabile. Ciò confermasi da quanto il chiarissimo Aporti su questo proposito espone: «La Chiesa di S. Lorenzo in Genivolta, scrive egli, fu dolata di molti beni e diritti dai predecessori di Lodovico II imperatore: la reggeva allora Nautecario, cui successe Agimondo. Ma smarritesi le carte, l'arciprete Iobedeo consegui dallo stesso Lodovico II imperatore un diploma segnato in Mantova sotto il di 20 febbrajo 852, col quale conferma alla chiesa di Genivolta i beni che dapprima godeva. Consistevano questi nella proprietà degli acquedotti sia pei mulini, come per le barche che andavano in Oglio o nella Delma, e sui mercati tanto di collina quanto di pianura (Muratori). Conosci da ciò, prosiegue egli, la condizione geologica del paese in quegli antichi tempi, che aveva nel Delma un fiume, e nelle sue alture dei colli diminuiti gradatamente dalle pioggie.

Nessuno studio ha espresso un'ipotesi sull'etimologia del nome.

l vecchio ponte ferroviario sulla Delma
Il vecchio ponte ferroviario sulla Delma.

Roggia Frata (la Fràda)

È una roggia derivata dal Naviglio Civico in territorio di Cumignano, ma in realtà è la continuazione della fontana Martina, originata da resorgive in territorio di Soncino.

La sua origine appare piuttosto complessa discendendo da una precedente seriola vetus Polenghi que fuit illorum de Guspertis et nunc est Albertini de Archidiaconis così documentata nel 1460. Dopo tale passaggio di proprietà il corso d'acqua risulta pertanto indicato come seriola nova Albertini de Archidiaconis et sociorum et fratrum S. Petri normale. Nel 1470 il suo nome risulta mutato in quello di seriola Monasteri in S. Petri de Pado, lasciando intendere che nel frattempo tra i monaci (dal 1439 i Canonici regolari Lateranensi subentrati agli Benedettini) residenti nel noto monastero di Cremona, i principali possessori. Solo a partire dai primi anni del XVI secolo compare la denominazione di Frada, riferimento ai fratres componenti la famiglia religiosa proprietaria.

L'etimologia è molto chiara: deriva dal latino frater " fratello, frate".

Roggia Gabriella o Catalda (la Gabrièla)

Roggia derivata dal Naviglio civico in territorio di Genivolta e costituita probabilmente nella seconda metà del XV secolo. Documentata come seriola domini Don Gabrielis de Paterno a partire dal 1460, trae evidentemente la sua denominazione da quelle del primo proprietario ed artefice, che fin dal 1459 la fece scavare per poter irrigare i suoi possedimenti.

L'altro appellativo di roggia Catalda le deriva, invece, da quello del monastero cittadino di San Cataldo che compare nei documenti come cointeressato all'utenza della seriola.

Roggia Malpensata (la Malpensàda)

Nome di una roggia derivata dal Naviglio Grande Pallavicino in territorio di Genivolta e documentata come già esistente nel 1838, dall'etimologia esplicita.

Roggia Marca (la Màrca)

Roggia derivata dal Naviglio Civico in territorio di Fontanella e preesistente all'anno 1545. Trae il nome probabilmente da quello di una famiglia de Marcho o de Marchis già documentata a Cremona nel XIV secolo.

Roggia Muzza (la Müsa)

Roggia con bocca di presa lungo il Naviglio Civico in territorio di Genivolta il cui appellativo potrebbe dipendere dal cognome de Mozzo/de Mutio presente in area cremonese fin dal XII secolo.

Roggia Oldovina (l'Indüina)

È la roggia Oldovina, derivata dal Naviglio Civico in territorio di Cumignano e già preesistente all'anno 1466. L'appellativo dipende dal cognome Aldoini/Oldoini documentato per il cremonese fin dall'XI secolo e attestato nel vicino comune di Casalmorano nel XV secolo.

Roggia Schinchinella (la Schinchinéla)

Roggia estratta dal Naviglio Grande Pallavicino tramite una bocca aperta nel 1621 per volontà del marchese Schinchinelli e volta all'impinguamento della roggia Cannobbia attraverso il Cavo Campagna S. Vida.

Roggia Sorzia (la Sòrsia)

Nome di una roggia originata da varie risorgive scaturenti in territorio di Fontanella e di Soncino. Da tale caratteristica discende il nome con quello della derivata roggia Sorzietta.

Roggia Talamazza (la Talamàsa)

Roggia proveniente dal Naviglio Pallavicino ai Tredici Ponti, vicino a Genivolta. Discende a Mirabello, e da questo nei territori di Campagnola e Gallarano, attraversa sotto ponte la strada provinciale per Robecco, indi a Corte de' Frati, e dopo Levata prende il nome di Gonzaga.

Roggia Tinta (la Tinta)

Roggia estratta dal Naviglio Civico in territorio di Cumignano ed apparentemente fin dal 1420 alla famiglia cremonese de Tintis cui trae evidentemente il nome. I Tinti ebbero vasti possedimenti nel confinante territorio di Casalmorano fin dal XV secolo.

Scolmatore di Genivolta (el Sculmadùur)

I navigli, tanto utili all'irrigazione della campagna cremonese, tendono a ingrossarsi in caso di forti piogge, una situazione che portava fino ad alcuni decenni fa ad alluvioni e conseguenti disagi.

Già nel 1886, durante la costruzione del canale Vacchelli, si progettò un canale scaricatore che riversasse l'acqua in eccesso nell'Oglio, ma l'opposizione dei bresciani e la costruzione alternativa di un esploratore verso il fiume Serio a Crema determinarono l'abbandono dell'opera.

Bisognerà attendere il 1948 per vedere di nuovo smuoversi qualcosa: in quell'anno l'Amministrazione Provinciale eseguì un nuovo progetto, divenuto esecutivo nel 1960 e approvato dal Magistrato del Po nel 1965. Un primo tratto fu scavato nel 1968 ma i lavori si interruppero per difficoltà prevalentemente di ordine finanziario e ripresero solo dieci anni più tardi, nel 1978. Lo scolmatore poté dirsi concluso nel marzo 1981 e fu inaugurato ufficialmente il 9 maggio dello stesso anno alla presenza del presidente provinciale Rebecchi, dell'assessore regionale Vercesi, dell'assessore provinciale Bazza, del sindaco di Genivolta Giafranco Miglioli.

Nel 2001, a seguito di un accordo tra i vari consorzi ed il Comune di Genivolta, lungo lo scolmatore fu realizzata una piccola centrale idroelettrica.

Lo scolmatore
Lo scolamtore.

Bibliografia

  • Angelo Grandi, Descrizione fisico-statistico-storico-demografico della Provincia e Diocesi di Cremona, Luigi Copelotti libraio-editore, 1858.
  • G.Z., Lo scolmatore di Genivolta difenderà dalle inondazioni le terre dell'alto cremonese, in La Provincia di domenica 10 maggio 1981.
  • Valerio Ferrari, Atlante toponomastico della provincia di Cremona, toponomastica di Casalmorano, Cremona, 1995.
  • Giovanni d'Auria, Elisa M. Mosconi, Agnese Visconti, Il nodo idrografico delle Tombe Morte, Cremona, 2004.
  • Valerio Ferrari e Alfredo Labadini, Atlante toponomastico della provincia di Cremona, toponomastica di Trigolo, Cremona, 2009.
 Ultimo aggiornamento: 28/01/2019


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